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Articolo giornalistico dedicato a Don Liborio Romano, raccolto da Giovanni Spano

Titolo: 1860 Garibaldi come Tommy Frank

1860 Garibaldi come Tommy Frank
(di Francesco Durante)
CORSI & RICORSI
La calma regna a Bagdad. Con gli stessi metodi adottati centoquarant’anni fa nella capitale del Regno delle Due Sicilie
Giuliano Ferrara
C’è chi è sconvolto dall’idea che per ripristinare l’ordine a Bagdad gli alleati possano utilizzare i servigi del vecchio regime. A Napoli, da Garibaldi si presentò don Liborio Romano, già ministro di re Franceschiello.
Paolo Mieli
Pontelandolfo e Casalduni furono come Marzabotto. Ma molti ancora non lo sanno. Sarebbe un segno di civiltà che i libri di storia e forse anche un museo rendessero onore a quei vinti del 1861.

Succede che, sul Foglio, il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, un breve editoriale intitolato “I marines come i garibaldini” paragoni la situazione della Bagdad post-Saddam a quella della Napoli post-borbonica e già garibaldina del 1860. Oggi come allora, dice il giornale di Ferrara, a dispetto delle reazioni scandalizzate del fronte anti-Bush, i liberatori, per fronteggiare l’esplosiva situazione di un ordine pubblico sconvolto da tumulti, saccheggi e quant’altro, hanno ritenuto giusto affidarsi alle forze dell’ordine del vecchio regime. Dov’è lo scandalo?, è la domanda, se perfino un intoccabile della libertà come Garibaldi trovò saggio mettersi nelle mani di quel don Liborio Romano “che era stato ministro dell’Interno del re Franceschiello”?
Succede, anche, che nel Corriere della Sera, rispondendo a uno dei suoi lettori, Paolo Mieli torni a sottolineare la lentezza con cui la storiografia più autorevole, dunque la coscienza del paese, vada prendendo atto delle tragedie consumatesi nel corso di quella che continua a tramandarsi come “repressione del brigantaggio”, per liberarle dalle incrostazioni della vecchia vulgata risorgimentale e restituircele nella loro nuda, problematica verità. Di Casalduni e Pontelandolfo, paesi rasi al suolo in quel tempo dai “piemontesi”, nessuno, dice Mieli, si ricorda: eppure, come ha scritto Lorenzo Del Boca, “Pontelandolfo fu una specie di Marzabotto”. Per Mieli, dunque, “sarebbe un segno di civiltà che i libri di storia e forse anche un museo rendessero onore a quei vinti del 1861”.

…….. “A Napoli ci fu una continuità dell’ordine pubblico, garantita per l’appunto da questo don Liborio Romano: un liberale che aveva passato guai seri nel ’48 e che a un certo punto si ritrovò a gestire una situazione molto delicata di passaggio dal vecchio al nuovo regime”.
Furono i liberatori a sceglierlo?
“In realtà, Romano non è un’invenzione di Garibaldi. Già Francesco II lo nomina come soluzione-ponte in un governo istituzionale che nelle intenzioni della classe dirigente e dello stesso re dovrebbe essere l’estremo argine opposto allo sfacelo del regno”.

CONTINUA
chi vuole l’intero articolo può farne richiesta a:
info@donliborioromano.it
Articolo apparso su:
"CORRIERE DEL MEZZOGIORNO" il 15 aprile 2003

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Autore: Francesco DURANTE

Data di pubblicazione: 05/01/2008

Testata: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

 
 
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