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Articolo giornalistico dedicato a Don Liborio Romano, raccolto da Giovanni Spano

Titolo: UN LIBRO DELLA BIBLIOTECA DI LIBORIO ROMANO

Alessandro Laporta
 
UN LIBRO DELLA BIBLIOTECA DI LIBORIO ROMANO
 
 
                                                           ...in lui e nella sua casa,
                                                                                         il passato è garanzia dell'avvenire
                                                                                                                                A. Dumas
 
Un libro apparso recentemente ha destato in me un ricordo che voglio offrire ai lettori di Annu Novu Salve Vecchiu in coincidenza con il 150° anniversario della morte di Liborio Romano, personaggio di cui tanto si è parlato e si continuerà a parlare per le contrastanti interpretazioni che ne sono state date, ed effettivamente di assoluto interesse per cercare di comprendere il tragico momento del passaggio dal Regno delle Due Sicilie al Regno d'Italia.
Faccio riferimento al volume che l'Ordine degli Avvocati della provincia di Lecce ha dedicato a Michele De Pietro in occasione del 50° anniversario della morte, che ha per titolo Una vita di impegno civile e sociale (Lecce, Grifo, 2017): dopo cinque saggi che variamente intrecciandosi fra loro rievocano la vicenda professionale ed umana del grande giurista e della consorte Clementina Fumarola, in una utilissima Appendice viene presentato l'elenco degli iscritti all'Albo degli Avvocati dal 1887 al 1944, inedito repertorio di celebrità che hanno onorato il foro leccese, dando lustro e continuità ad una tradizione che risale almeno all'età aragonese. In particolare il ricordo è emerso leggendo il nome e le notizie biografiche di Giuseppe Fersini, avvocato nato a Castrignano del Capo il 30 gennaio 1889, laureato a Napoli, alla scuola di grandi maestri del diritto, nel dicembre 1913. “Don Pippi” come era affettuosamente chiamato dai suoi concittadini, dai clienti, e dalle persone che lo tenevano in grande stima, era uomo di vasta cultura ed oltre ad aver brillato nell'esercizio dell'avvocatura prediligeva in modo particolare la storia: così lo conobbi e lo chiamai anch'io, frequentadolo soprattutto durante l'estate, che trascorreva abitualmente a Leuca. I rapporti di parentela fra i Fersini e i Romano sono stati già ricordati da Francesco Accogli nel suo Il personaggio Liborio Romano (Parabita, Il Laboratorio, 1996) che contiene integralmente uno scritto genealogico sulla famiglia Romano conservato dai Fersini, e questo è motivo sufficiente ad evidenziare lo stretto legame esistente. Ma oltre i documenti sarebbe stato importante raccogliere e trascrivere dalla viva voce dell'avvocato i racconti e le confidenze che concernevano Liborio Romano e la finalmente conquistata unità d'Italia, di cui fui occasionale testimone e che il tempo ha completamente cancellato.
Se questo materiale è impossibile recuperarlo, mi resta tuttavia, prezioso cimelio, un dono che in un anno imprecisato, ma non prima del 1964, quando lui aveva superato la settantina e si avviava verso gli ottanta, ed io ero giovane ma già appassionato cultore di storia salentina, volle farmi per dimostrarmi il suo affetto e perché di quegli incontri restasse almeno una traccia: ed è quanto faccio oggi, perché proprio quel dono, cioè un libro, è all'origine di questa mia breve nota.
Si tratta degli Elementi di Fisica sperimentale di Giuseppe Saverio Poli (1746 – 1825) che dalla prima edizione, realizzata a Napoli presso Giuseppe Campo nel 1781 in due volumi, fino all'ultima, stampata presso il Gabinetto Letterario nel 1837 in cinque volumi, sempre a Napoli, ebbero grande fortuna e ristampe anche a Venezia, per il semplice motivo che il volume era normalmente adottato non solo nelle scuole ma anche nelle Università. Per avere notizie su Poli, del quale è possibile seguire attraverso i frontespizi dell'opera la carriera militare, prima tenente poi tenente colonnello, e  quella scientifica, professore, istruttore di Sua Altezza Reale il principe ereditario delle Sicilie, pubblico professore, Presidente della Reale Accademia Militare, senza dire delle tante onorificenze conseguite in Italia ed all'estero, si possono consultare le voci contenute in Scienziati di Puglia (Bari, Adda, 2007) e nel “Dizionario Biografico degli Italiani” Treccani, ampiamente documentate. Onore della Puglia perché nato a Molfetta ma socio, per dirne solo una, della londinese Royal Society, quello che qui mette conto segnalare sono le sue collezioni malacologiche e mineralogiche, frutto di pluriennale ricerca e raccolta, che confluirono nel Museo zoologico di Napoli, ed il fatto che egli fu anche poeta (Saggio di poesie, Palermo, s.d.). In versi infatti compose questo sonetto, che pubblicato da Maria Toscano nel suo Archivi del mondo nella prestigiosa collana di Museologia e Museografia (Firenze, Edifir, 2009) funge da epigrafe al suo privato museo e rivela quale fosse, secondo Poli, la missione dello scienziato:
 
Quel che di raro e di prezioso asconde
l'Oceano in seno, e ne' suoi vasti giri,
che baldanzosi ognor bagnan le sponde
dell'orbe intero ovunque il sol si aggiri;
 
quel che la Terra nelle sue profonde
viscere aduna, e quel che fra deliri
furibondi i vulcan vomon qual' onde,
in breve loco qui raccolto or miri.
 
Allor che di natura il sì preclaro
ammirabil lavor l'Eterno ordio,
l'ineffabil sapere all'uom fe' chiaro,
 
affin che l'empio, al Nume e al ver restio,
la sua viltà di tai potenti al paro
ravvisi, e scorga in quei l'opra di un Dio.
 
 
L'esemplare della Fisica in mio possesso, solo il secondo volume nel formato in 8° (cm.20 x 12) e purtroppo mutilo del frontespizio, per cui non posso determinarne l'edizione, ha però conservato l'apparato di tavole fuori testo, che è  davvero pregevole. Una di queste in particolare mi fu indicata da Don Pippi, e fu all'origine del graditissimo dono, perché contiene due giochi infantili utilizzati da Giuseppe Saverio Poli per mettere in pratica le leggi della fisica e per rivolgersi in maniera facilmente comprensibile ai giovani studenti ai quali era diretto il suo manuale. In uno degli articoli della “Lezione IX” che ha per argomento il “centro di gravità”, per mostrarne la tendenza a scendere, nella “macchina dell'uomo”, sempre più verso il basso, egli suggerisce di realizzare “una figura umana dell'altezza di circa un pollice e mezzo” in legno leggerissimo e di incollarne la base su una mezza sfera di piombo: per quanto la si voglia abbattere, questa ritornerà sempre alla posizione di partenza rimanendo ostinatamente in perfetta posizione verticale. Più oltre propone l'esperimento di “una figura di smalto leggero rappresentante un ballerino” poggiata su una sfera e dotata di due contrappesi: anche questo giocattolino si muoverà e “ballerà” restando sempre in perfetto equilibrio. Sono giochi che sicuramente, almeno una volta e almeno da qualcuno della mia generazione, saranno stati realizzati un po' per obbligo scolastico, un po' per divertimento personale. Nel caso del proprietario del libro in questione, cioè di Liborio Romano, non possiamo essere certi dell'esecuzione, ma possiamo affermare che le “lezioni” del Poli siano state oggetto di lettura e di studio, oltre che di applicazione e di riflessione. Credo fosse questo il messaggio dell'avvocato Fersini, e la singolarità del libro a me affidato perché potessi a mia volta convincermi che la deduzione fosse giusta.
Che la copia risulti incompleta, come ho detto prima, e che il volume risulti unico (su due o su cinque?) può forse spiegare il transito da casa Romano a casa Fersini, e forse anche la cessione “indolore” al sottoscritto: si sa che le opere incomplete, i volumi residui di opere in più volumi, specialmente se non in perfetto stato di conservazione, non hanno grande valore. Ma il valore di questo cimelio bibliografico ed il fascino che ne deriva, consiste nel fatto che proviene dalla biblioteca della famiglia Romano di Patù.
La dispersione di questa biblioteca, che dovette essere sicuramente cospicua, è avvenuta in tempi recenti e si è persa così una chiave di sicuro accesso alla conoscenza del pensiero di Liborio Romano. Si sa che le biblioteche conservano libri rivelatori per la ricostruzione del percorso ideologico di chi se ne è servito, e non poche informazioni sarebbero state acquisite da un esame dettagliato e dallo studio di quei libri. Mancano per Liborio Romano notizie precedenti la laurea in giurisprudenza conseguita nel 1819: i luoghi comuni dell'insegnamento prima domestico poi a Lecce, sotto la guida illuminata del Cicala, non soddisfano la curiosità del ricercatore. Giancarlo Vallone nel suo recente Ritorno su Liborio Romano (negli “Studi in memoria di Aldo De Bernart”, Lecce, Grifo, 2015) scrive: “Sappiamo assai poco anche dei suoi primi anni” e questo libro ci riconduce agli anni della formazione giovanile. Le preferenze accordate nelle letture d'evasione, i libri di studio, i classici che per un avvocato rappresentano non un oneroso fardello ma una fonte sicura di appropriate citazioni, i testi dei maestri incontrati lungo il percorso universitario, rimangono per noi misteriosi, ed anche se è pensabile che non tutto sia rimasto (o sia stato restituito nel dicembre 1866, data del suo ritorno a Patù) nella biblioteca di famiglia, anche a causa dei vari spostamenti, compreso il soggiorno in Francia, elementi ce ne saranno stati, utili a raccontarci quegli anni. Un passaggio dell'elogio funebre di Francesco Demarco (Napoli, Nobile, 1867)  tratteggia il Nostro “fornito di molta instituzione nelle lettere e nelle scienze”, e del resto non va dimenticato che anche lui – proprio come il Poli – compose versi ed un saggio intorno alla Missione civile dei 4 poeti classici italiani, definito introvabile già dai contemporanei, ma di cui certamente un originale sarà stato conservato.

E allora in questo caso, un piccolo e semplice volume degli Elementi di fisica, si fa interprete di una serie di interrogativi ai quali è impossibile rispondere: pone un problema, sonda quella impenetrabile zona d'ombra che caratterizza l'infanzia e l'adolescenza del Nostro, tenta di aprire uno spiraglio. Troppo poco una lezione di fisica ed un passatempo infantile per fare luce nel buio, certamente. Ma non ho voluto rinunciare al piacere di presentare questo libro, che è sicuramente accreditato perché non ho motivo di dubitare della sincerità di chi volle lasciarmelo per ricordo. E proprio nel nome di Giuseppe Fersini, ringraziandolo idealmente, saluto i lettori di Annu Novu Salve Vecchiu, ormai alle soglie del XX volume, segnalando che un Domenico Romano si trasferì a Salve per sposarvi Petronilla Montano. Un itinerario di ricerca, un'idea per un nuovo lavoro, uno spunto – forse – per il prossimo anno. Si vedrà. 

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Autore: LAPORTA ALESSANDRO

Data di pubblicazione: 12/01/2018

Testata: ANNU NOVU SALVE VECCHIU

 
 
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